Coronavirus, l'Italia sfonda il muro dei 100.000 decessi
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Direttore: Alessandro Plateroti

Damma Covid, in Italia più di 100.000 morti dall’inizio dell’emergenza

Terapia intensiva coronavirus

Coronavirus, l’Italia sfonda il muro dei 100.000 decessi e si unisce a Stati Uniti, Brasile, Messico, India e Regno Unito.

Con i 318 decessi registrati nella giornata dell’8 marzo, l’Italia supera la soglia del 100.000 decessi riconducibili al nuovo coronavirus. Superando le polemiche che hanno segnato la prima fase della pandemia, facciamo affidamento a quelli che sono i dati ufficiali: centomila morti dall’inizio dell’emergenza legata alla diffusione del Covid-19. Poco importa se il virus abbia causato direttamente i decessi, se le persone siano morte con il Covid o per il Covid, riprendendo una discussione che ha caratterizzato la fase dura dell’emergenza. I numeri parlano di una situazione drammatica e pongono in nostro Paese in una lista ristretta, esclusiva e drammatica: quella dei paesi che hanno superato quota centomila decessi.

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In Italia più di 100.000 decessi legati al nuovo coronavirus

È come se il maledetto virus in un anno di lotta si fosse portato via una cittadina intera. Spazzata via, cancellata.

Il Covid fino a questo momento ha colpito con un lutto 1 famiglia su 250. Stiamo parlando di numeri e dati drammatici e la cosa più preoccupante è che ad un anno di distanza dall’inizio dell’emergenza si continua a morire. E ne muoiono a centinaia ogni giorno. Un ritmo devastante ed insostenibile.

Terapia intensiva coronavirus
Terapia intensiva coronavirus

In Italia su muore tanto

In un’emergenza che sostanzialmente ha investito tutto il mondo, solo sei Paesi hanno superato la soglia dei centomila decessi: Stati Uniti (con più di 530.000 morti), Brasile (più di 260.000), Messico (verso i 200.000), India (più di 150.000) Regno Unito (più di 120.000) e Italia, che l’8 marzo ha sfondato il muro dei 100.000.

La verità è che in Italia si muore, si muore tanto, si muore troppo e si continua a morire. Da una parte paghiamo sicuramente lo scotto di un’età media elevata e sicuramente abbiamo un sistema di conteggio differente rispetto a quello adottato da altri Paesi (soprattutto nella prima fase dell’emergenza sanitaria), ma dall’altra siamo un Paese che si è scoperto fragile dal punto di vista sanitario, economico e sociale.

Le centomila vite che il virus si è portato via devono insegnarci qualcosa. Il futuro non può e non deve essere un ritorno al passato. A questo punto sarebbe un fallimento.

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ultimo aggiornamento: 9 Marzo 2021 8:18

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